Droni, sensori, big data, tracciabilità, sostenibilità: l’agricoltura cambia volto anche nella Bassa lombarda, combinando saperi antichi e tecnologie avanzate. Un settore che torna ad attrarre giovani e investimenti. Il workshop Agritech di FuturExpo aiuterà a capire come innovare rispettando la terra.
Nella Pianura lombarda, l’agricoltura è da sempre una radice. Non solo perché ha modellato i paesaggi, i mercati e le comunità, ma perché continua a essere un motore economico di primaria importanza, anche se spesso poco visibile. Oggi, però, quella radice si sta trasformando in seme d’innovazione. Perché le sfide ambientali, energetiche, alimentari e demografiche non lasciano alternative: anche l’agricoltura deve diventare intelligente, efficiente, sostenibile.

Ed è proprio per affrontare queste sfide che nasce il workshop “Agritech. Coltivare innovazione nella terra della Pianura”, in programma nella giornata introduttiva di FuturExpo. Un momento pensato per agricoltori, imprenditori agroalimentari, studenti, tecnici, pubbliche amministrazioni: per fare rete, condividere strumenti, raccontare nuove pratiche.
Dall’aratro al sensore: la rivoluzione silenziosa
Negli ultimi anni, l’agricoltura ha fatto passi da gigante. A volte in silenzio, senza clamore, ma in profondità.
Oggi nei campi si usano trattori a guida assistita, droni per il monitoraggio delle colture, sonde nel terreno che trasmettono dati in tempo reale, app che rilevano stress idrici, software per la tracciabilità dalla semina alla tavola.
È nata così una nuova agricoltura: più digitale, più precisa, meno impattante. Non si lavora “a occhio”, ma su base dati. Non si irriga “a calendario”, ma solo dove e quando serve. Non si concima “a dosi standard”, ma con mappe di prescrizione georeferenziate.
Questo approccio si chiama Agricoltura di precisione, e in Pianura lombarda – dove la qualità del suolo è alta e le imprese agricole sono tra le più avanzate del Paese – sta già producendo risultati tangibili: più resa, meno spreco, più sostenibilità.
Agricoltura e ambiente: un patto da riscrivere
Ma l’innovazione agricola non si misura solo in tecnologia. Si misura anche nella capacità di prendersi cura della terra, con nuove logiche e nuovi equilibri. Negli ultimi decenni, il cambiamento climatico ha colpito duramente l’agricoltura: periodi di siccità, eventi estremi, infestazioni anomale. Per far fronte a questi fenomeni servono strumenti nuovi – ma anche modelli agricoli più resilienti.
Per questo l’Agritech guarda alla sostenibilità non come opzione, ma come fondamento. Vuol dire ridurre l’uso di pesticidi, valorizzare le rotazioni colturali, utilizzare fertilizzanti organici, promuovere la biodiversità, gestire meglio l’acqua. Vuol dire adottare tecnologie che aiutano a risparmiare risorse e aumentare la qualità. E vuol dire anche tracciare i processi per garantire al consumatore finale un prodotto sano, etico, trasparente.
L’obiettivo? Non solo produrre di più, ma produrre meglio. Senza consumare il capitale naturale su cui si fonda ogni sistema agricolo.
Nuove generazioni nei campi (e nei laboratori)

Una delle novità più interessanti dell’Agritech è che sta riportando i giovani nei campi. Non più per eredità familiare obbligata, ma per scelta consapevole. I ragazzi e le ragazze che decidono di lavorare in agricoltura oggi sono imprenditori, ingegneri, biotecnologi, sviluppatori, tecnici digitali.
Molti hanno studiato, viaggiato, e decidono di tornare nei luoghi d’origine per innovare senza snaturare. Portano con sé app, algoritmi, sensoristica, ma anche attenzione alla sostenibilità, all’etica del lavoro, alla relazione con il territorio. E cercano alleanze: con le scuole, con i consorzi, con le filiere alimentari, con le università, con le pubbliche amministrazioni.
In questo senso, l’Agritech è anche una nuova cultura del fare impresa agricola, in cui competenze diverse si intrecciano per costruire modelli più efficienti, più solidi, più giusti.
Digitalizzare l’agricoltura non vuol dire snaturarla
Una delle paure più frequenti, soprattutto tra le aziende agricole di lunga tradizione, è che tutta questa tecnologia “snaturi” l’identità del mestiere.
In realtà, l’innovazione tecnologica non sostituisce il sapere contadino, ma lo potenzia. Non toglie il valore della terra, ma lo custodisce meglio.
Il drone non toglie lavoro: toglie fatica e restituisce tempo per decidere. Il sensore non annulla l’esperienza: la raffina. L’algoritmo non cancella l’intuito: lo affianca.
Nel workshop di FuturExpo si parlerà proprio di questo: come unire tradizione e innovazione, facendo in modo che ogni azienda agricola trovi la propria strada, con gli strumenti adatti alla propria dimensione, alle proprie risorse, ai propri obiettivi.
Un settore strategico per il futuro
Agricoltura significa cibo, paesaggio, energia, salute, filiere produttive, export, turismo. È un pilastro silenzioso ma centrale dell’economia della Pianura.
E oggi, in un mondo sempre più instabile, garantire una produzione alimentare sicura, locale, tracciabile, sostenibile è una priorità strategica.

Per questo il workshop “Agritech” non parlerà solo agli addetti ai lavori. Ma a chiunque voglia capire come l’innovazione può servire a proteggere ciò che ci nutre: la terra. E lo farà con linguaggio semplice, esempi pratici, strumenti accessibili. Perché l’innovazione – come l’agricoltura – funziona solo se è concreta, condivisa, legata al territorio.