Nel suo intervento a Family.Biz, Giorgio Berta (Studio BNC) chiarisce come fiscalità, struttura societaria e scelte familiari guidino il passaggio generazionale. Dalla holding agli strumenti alternativi, emerge un principio: la continuità si tutela decidendo per tempo, non quando l’urgenza impone le scelte.
Dopo l’analisi organizzativa di Acerbis e l’approfondimento giuridico di Davico, l’intervento del commercialista Giorgio Berta (Studio BNC) ha portato Family.Biz – nella tappa di Cremona – dentro la dimensione più concreta del passaggio generazionale: il rapporto tra fiscalità, struttura societaria e decisioni finali della famiglia imprenditoriale. Con il suo stile diretto, ironico e molto pragmatico, Berta ha aperto riconoscendo che parlare di “morti e testamenti” alle otto di sera non è il sogno di nessuno. Ma la platea, stanca o no, ha ascoltato uno dei contributi più utili per comprendere come evitare errori che possono costare milioni e compromettere l’equilibrio familiare.
Un’imposta bassa, ma mal interpretata

L’Italia, ricorda Berta, ha una delle imposte di successione più favorevoli al mondo.
Non è un’opinione: è un dato tecnico. Quando un imprenditore trasferisce la propria azienda, l’imposta si calcola sul patrimonio netto contabile. Il caso illustrato dall’avatar – una società con 30 milioni di patrimonio netto e un capitale sociale di 120 mila euro – permette di visualizzare immediatamente la dinamica:
- Patrimonio netto contabile: 30 milioni
- Quattro eredi → quattro franchigie
- Imposta finale: circa 1 milione di euro
Non poco, osserva Berta, “ma nemmeno un disastro se confrontato con altri Paesi”. Il problema, quindi, non è il livello dell’imposta, ma la mancanza di pianificazione.
La holding: perché funziona davvero
Lo strumento più efficace è anche uno dei più semplici: la holding. Il suo funzionamento – spiegato attraverso il dialogo con l’avatar – è estremamente chiaro:
- L’imprenditore conferisce le quote della società operativa nella holding.
- Il valore fiscalmente rilevante diventa il costo fiscale della partecipazione (spesso coincidente con il capitale sociale).
- Nel caso illustrato, quel valore è 120 mila euro.
- Le franchigie degli eredi assorbono completamente l’importo.
- Imposta dovuta: zero.
A fronte di un beneficio potenziale di oltre 1 milione, il costo dell’operazione è nell’ordine di 15–20mila euro. Ma la fiscalità non è l’unico vantaggio. Berta mette a fuoco altri aspetti pratici:
- Ridurre l’impatto dei conflitti: “un conto litigare sopra, un conto litigare nell’operativa: sopra si fa meno danno”.
- Dare spazi ai diversi eredi, costituendo veicoli dedicati per progetti differenti.
- Separare marchi e proprietà intellettuale dall’attività operativa, mantenendoli come asset strategici in holding.
- Proteggere l’operativa in caso di contenziosi tra rami familiari.
È uno strumento utile – non miracoloso – e soprattutto efficace se inserito in una strategia complessiva.
Strumenti a confronto: trust, società semplice, accomandita

Molte famiglie arrivano in studio con idee “preconfezionate”: spesso il trust, altre volte la società semplice o la società in accomandita per azioni. Berta, con realismo, chiarisce che:
- il trust è utile, ma 9 volte su 10 non è la soluzione più adatta alla prima analisi;
- la società in accomandita offre meccanismi interessanti, ma la maggior parte delle sue clausole “si può replicare tranquillamente in una SRL”;
- la società semplice è stata una moda, anche per via del modello Agnelli, ma ha limiti che possono diventare insormontabili: “o hai una mente creativa, o rischi di non uscirne più”.
La sintesi è chiara: prima di scegliere lo strumento bisogna capire la famiglia, il patrimonio e gli obiettivi.
L’avatar come specchio dei problemi reali

Il dispositivo narrativo dell’avatar – introdotto con autoironia da Berta – si rivela molto utile per far emergere la complessità delle situazioni reali:
- nuove famiglie ricomposte (“il marito è il secondo o il terzo, ci sono i figli di lui e i figli di lei, ed è una tragedia”);
- eredi con attitudini radicalmente diverse;
- casi in cui il professionista, sotto tortura, consiglierebbe direttamente di vendere.
È un modo per rendere evidente che non esiste un modello standard. E soprattutto che le variabili non sono solo economiche: sono familiari, relazionali, emotive.
Il nodo della vendita: quando è davvero la scelta giusta
Molte domande dell’avatar – e molte situazioni osservate da Berta nella sua esperienza – ruotano attorno alla stessa alternativa: continuare o vendere? Vendere può essere una scelta razionale quando:
- l’azienda ha raggiunto il massimo del valore,
- non ci sono eredi idonei o motivati,
- la famiglia è in una situazione di forte tensione,
- il contesto competitivo richiede capacità che la famiglia non vuole o non può esprimere.
Continuare richiede invece governance chiara, ruoli definiti, motivazione reale, un percorso di passaggio ben strutturato. Se la decisione non è presa in tempo, è il mercato – o un evento critico – a decidere per la famiglia.

Gli esempi Prada e Armani: la governance come scelta strategica
Nella parte finale dell’intervento, Berta porta due casi utili a comprendere come le famiglie imprenditoriali strutturano il futuro:
- La famiglia Prada, che utilizza la holding con una suddivisione precisa di quote, diritti e privilegi, adattando la struttura alle esigenze dei rami familiari.
- Il testamento di Giorgio Armani, che impone agli eredi una modifica statutaria come condizione per accettare l’eredità: un modo per disegnare la governance post-fondatore.
Sono esempi che mostrano come le grandi famiglie non lasciano la continuità al caso: la progettano.
Un contributo che ricentra il tema sulle decisioni
L’intervento di Berta ha integrato la visione della serata riportando la continuità su un terreno molto operativo. Il messaggio è chiaro:
- la fiscalità è un fattore abilitante, non un ostacolo;
- la holding è un meccanismo ordinatore per imprese e famiglie complesse;
- gli strumenti non si scelgono “per moda”, ma in funzione della struttura reale della famiglia;
- rinviare è il rischio più grande.
Per le imprese della Pianura, significa una cosa semplice: la struttura va costruita prima che si apra la successione, non dopo. Solo così il passaggio generazionale smette di essere un evento da subire e diventa un processo da governare.









