domenica, Giugno 1, 2025

Lombardia: la crescita fino al 2026 ci sarà, ma non è per tutti

La nuova Mappa del Rischio d’Impresa 2025 di ReportAziende.it racconta una regione solida ma diseguale. Tra imprese che innovano e territori che arrancano, la sfida è trasformare l’incertezza in visione.

Crescere del 5% l’anno fino al 2026: è questa la prospettiva che si apre per il sistema produttivo lombardo secondo la nuova Mappa del Rischio d’Impresa 2025 realizzata da ReportAziende.it. Una previsione che, da sola, basterebbe a infondere fiducia. Ma la realtà, come spesso accade, è più complessa.

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Il report si basa sull’analisi dei bilanci ufficiali di migliaia di aziende e su un sistema predittivo che unisce dati economico-finanziari a indicatori qualitativi. Il quadro che ne emerge è quello di una regione forte, capace di innovare e generare valore, ma anche fortemente disomogenea. La crescita, insomma, ci sarà — ma non sarà per tutti.

«La Lombardia è potente, ma non uniforme. Cresce chi investe, innova, si apre a nuovi mercati. Ma chi resta fermo oggi rischia di scomparire domani», spiega Vincenzo Augurio, CEO di ReportAziende.it. «Il rischio d’impresa non si elimina, si governa. E per farlo servono strategia, tecnologia e capitale umano».

Una Lombardia a geometria variabile

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Vista aerea di Milano

Il cuore pulsante resta Milano, che concentra grandi capitali, aziende leader e un tessuto produttivo capace di diversificarsi. Qui il rischio d’impresa è contenuto: la città metropolitana si conferma baricentro dell’economia regionale, soprattutto nei settori energetico e finanziario. Ma basta spostarsi di poco per trovare situazioni molto differenti.

Brescia e Bergamo mantengono un solido ancoraggio manifatturiero, alimentato dalla presenza di gruppi come A2A e Dalmine-Tenaris. Tuttavia, la dipendenza dai mercati internazionali, l’aumento dei costi energetici e la carenza di manodopera qualificata sono fattori che rendono il contesto più fragile.

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Vista dell’impianto di Tenaris a Dalmine

A Monza e Brianza, l’innovazione tecnologica guida la trasformazione. Aziende come STMicroelectronics, attive nel settore dei semiconduttori, trainano l’economia locale, ma allo stesso tempo espongono il territorio a una forte ciclicità e alle incertezze delle catene globali del valore.

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Polo produttivo di STMicroelectronics in Brianza

Nelle province più periferiche, come Mantova, Cremona, Varese, Como e Lodi, si registrano specializzazioni più marcate e una dipendenza spesso eccessiva da singoli comparti produttivi. Qui il rischio d’impresa assume caratteristiche variabili, ma in alcuni casi è in crescita.

I settori chiave tra punti di forza e vulnerabilità

La fotografia settoriale mostra una regione che punta su comparti strategici, ma non esenti da criticità. L’energia rappresenta oltre il 40% del fatturato aggregato delle imprese analizzate, ma è anche uno dei settori più esposti a variabili esterne: volatilità dei prezzi, incertezza normativa, ritorni lenti sugli investimenti. I grandi gruppi energetici investono sempre più in tecnologie smart, storage e reti efficienti, ma il contesto resta instabile.

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Anche la tecnologia, pur essendo il cuore pulsante dell’innovazione lombarda, non è immune da rischi. La dipendenza dalle filiere internazionali e la necessità di investimenti continui in ricerca e sviluppo pongono le imprese leader in una condizione di costante tensione evolutiva.

Più resilienti appaiono, per ora, i comparti del food e della grande distribuzione, sostenuti da una domanda interna stabile e da una buona generazione di cassa. Tuttavia, anche qui si avverte la necessità di rinnovarsi, soprattutto sul fronte della logistica, dell’omnicanalità e delle nuove abitudini di consumo.

Tra ottimismo e rischio stagnazione

Il report non si limita a descrivere il presente, ma guarda al futuro con tre possibili scenari. In quello di base, la Lombardia continua a crescere con costanza fino al 2026, spinta da investimenti in infrastrutture, sostenibilità e transizione digitale.

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In uno scenario più favorevole, grazie a politiche pubbliche mirate e un’efficace attrazione di investimenti, la crescita potrebbe superare anche il 7% annuo. Ma se dovessero prevalere le turbolenze internazionali e la stagnazione degli investimenti, alcune filiere – in particolare quelle orientate all’export o meno digitalizzate – potrebbero entrare in difficoltà.

Le strategie che fanno la differenza

La chiave per governare il rischio, spiega il report, sta nella capacità di anticipare i cambiamenti. Le grandi imprese possono farlo investendo in sostenibilità ambientale, digitalizzazione, nuovi mercati e alleanze con il mondo della ricerca.

Le PMI, invece, sono chiamate a rafforzarsi attraverso reti d’impresa, formazione e accesso mirato ai fondi europei. Per loro il rischio maggiore non è commettere errori, ma non avere una strategia.

Infine, a livello regionale, la sfida è costruire un sistema più coeso e competitivo, investendo in infrastrutture, capitale umano e attrattività. Solo così la Lombardia potrà affrontare le transizioni in atto senza lasciare indietro nessuno.

Redazione
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