Dalla Darsena di Milano a Pavia, dalla Martesana fino a Crespi d’Adda, e lungo il Naviglio Grande verso Abbiategrasso e Bereguardo: tre percorsi pianeggianti e adatti a tutti per scoprire la Pianura lombarda pedalando tra cascine, abbazie e borghi d’acqua
La Darsena si sveglia piano: l’acqua scivola, i bar alzano le serrande, le biciclette tintinnano di campanello. È il momento perfetto per mettersi in scia all’acqua e lasciare che siano i Navigli a guidare la giornata. Qui il paesaggio non urla: racconta. Racconta di chi lavorava sulle alzaie, di granai e filande, di cascine e abbazie. Oggi racconta anche di famiglie in ciclo, di studenti, di chi cerca due ore di respiro lontano dal traffico.
La bellezza di questi percorsi è la loro semplicità: sono piani, leggibili, pieni di soste possibili. E, soprattutto, sanno tenere insieme la città e la campagna senza strappi. Pedalando, ci si accorge che la Pianura non è “vuota”: è una pagina larga, da leggere lentamente.

Nota sicurezza: in diversi tratti le alzaie sono ciclopedonali. Si pedala con rispetto: velocità moderata, precedenza ai pedoni, campanello e luci sempre.
Itinerario 1 — Milano–Pavia lungo il Naviglio Pavese
All’inizio si esce dalla città quasi senza accorgersene: qualche murale lungo le sponde, poi il ritmo cambia e arrivano campi, orti, case sparse. L’acqua indica la via, dritta verso sud. A metà strada la Certosa di Pavia appare come una parentesi solenne: pochi minuti di deviazione e ci si trova davanti a marmo e silenzio, un contrasto bellissimo dopo il fruscio delle ruote.

L’ultimo tratto scivola verso Pavia: ponti bassi, canneti, chiacchiere tra ciclisti che si incrociano. In centro, una sosta sotto il Ponte Coperto ripaga dell’andata. Chi ha tempo può rientrare in treno; chi vuole allunga verso il Ticino, lasciandosi tirare dal vento.
Dati rapidi
- Distanza: ~31–35 km (solo andata)
- Fondo: asfalto, pianeggiante
- Difficoltà: facile
- Highlight: Certosa di Pavia; centro storico di Pavia
Itinerario 2 — Martesana: da Cassina de’ Pomm a Cassano d’Adda (e fino a Crespi d’Adda)

La Martesana è un piccolo manuale di vita quotidiana: cortili interni, ponticelli, anziani che leggono al sole, bambini che imparano a pedalare. Si parte dalla città, si passa tra parchi e vecchie case di ringhiera, e pian piano la trama diventa agricola. A Cassano d’Adda l’acqua cambia tono: il fiume chiama, e se c’è energia si prosegue fino a Crespi d’Adda, il villaggio operaio patrimonio UNESCO. Lì tutto è ordinato, misurato: case gemelle, filanda, chiesa. È come entrare in una fotografia seppia e scoprire che è ancora viva.
Dati rapidi
- Distanza: ~28–30 km fino a Cassano; estendibile verso Crespi
- Fondo: asfalto, in gran parte su sede propria
- Difficoltà: facile
- Highlight: parchi urbani lungo il canale; villaggio di Crespi d’Adda (UNESCO)
Itinerario 3 — Naviglio Grande: Darsena–Abbiategrasso, con deviazione a Morimondo e prolungamento a Bereguardo

Qui l’acqua porta verso ovest, tra corti rurali e filari. La pedalata è regolare, il canale è una riga che tranquillizza. Abbiategrasso è una porta gentile sulla campagna: da qui la deviazione all’Abbazia di Morimondo regala un tempo diverso — mattoni, ombra fresca, canti sommessi nelle giornate di festa. Chi non è sazio di chilometri prende il Naviglio di Bereguardo: conche storiche, salti d’acqua, una pianura che si allarga. È la versione “lunga” del piacere.
- Dati rapidi
- Distanza: ~20 km Darsena–Abbiategrasso; + deviazione Morimondo; + ~19–20 km fino a Bereguardo
- Fondo: per lo più asfalto, pianeggiante
- Difficoltà: facile
- Highlight: Abbazia di Morimondo; conche del Naviglio di Bereguardo
Consigli di viaggio (da chi pedala)

- Convivenza sull’alzaia: molti tratti sono condivisi. Il rispetto fa scorrere meglio anche l’acqua.
- Stagione e orari: mattino e tardo pomeriggio sono i momenti più dolci; in estate evitare le ore calde.
- Attrezzatura: camera d’aria, pompa, luci, campanello. Caschetto vivamente consigliato.
- Soste buone: trattorie e agriturismi sono l’occasione per unire pedalata ed enogastronomia (risi, salumi, vini dell’Oltrepò).
Perché è “I LOVE PIANURA”
Questi itinerari funzionano perché sono democratici: tutti possono percorrerli, senza fretta e senza performance. Raccontano una Pianura che lavora e accoglie, che mostra la sua bellezza senza effetti speciali. Alla fine della giornata resta addosso una sensazione semplice: l’idea che tra l’acqua e la strada dritta ci sia ancora spazio per un passo di pedale in più. E voglia di tornare.