giovedì, Maggio 29, 2025

Dolci e tradizioni: un viaggio goloso tra i sapori della Pianura lombarda

Dalla Bertolina cremasca al torrone di Cremona, passando per Bossolà, sbrisolona, pane di San Siro e altre delizie locali: la Pianura lombarda racconta la sua storia anche con lo zucchero. Un itinerario tra i dolci simbolo delle sette province del territorio, tra memoria, ricette e orgoglio identitario.

CREMA – La Bertolina

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È il dolce dell’autunno, della vendemmia, delle sagre di paese. La Bertolina è una torta rustica e profumata a base di uva fragola, nata a Crema e ormai simbolo identitario della città. Ogni famiglia ha la sua versione, ogni forno una sua variante. Non è raro trovarla nei bar cremaschi accompagnata da un calice di vino rosso o da un caffè della domenica.

Curiosità: la Bertolina è talmente amata che a Crema le è dedicata una sagra intera, in settembre. Si dice che il suo nome derivi da “bertulì”, ovvero i panni del contadino, a sottolineare le sue origini umili e contadine.

CREMONA – Il Torrone

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La leggenda vuole che il torrone sia nato nel 1441 in occasione del matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, come simbolo di unione e di forza. La forma? Un omaggio al Torrazzo, la torre medievale più alta d’Italia. Il torrone, infatti, è compatto, resistente, ma dentro cela una dolcezza che conquista.

Curiosità: ogni anno a novembre, la Festa del Torrone trasforma Cremona in una capitale del gusto, con rievocazioni storiche, giganti di zucchero e degustazioni ovunque. Esiste anche una versione “al cucchiaio”, più morbida, perfetta per i golosi senza denti forti!

MANTOVA – La Sbrisolona

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Chi va a Mantova non può uscire dalla città senza aver spezzato – rigorosamente con le mani – un pezzo di sbrisolona. Il nome stesso lo suggerisce: “sbrisa” in dialetto significa “briciola”. Dolce secco, ricco di mandorle e burro, nasce nelle case contadine ma finisce nei banchetti della corte dei Gonzaga.

Curiosità: si narra che la marchesa Isabella d’Este ne fosse ghiotta e ne facesse spedire forme intere agli amici di Ferrara e Roma. Ancora oggi, la vera sbrisolona si accompagna al vin santo o a un buon bicchiere di grappa.

BERGAMO – Polenta e Osei

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Un dolce “in maschera”, che prende in giro uno dei piatti salati più iconici della cucina bergamasca. Polenta e osei infatti esiste anche come pietanza a base di polenta e uccelletti arrostiti. Ma la versione dolce, nata nel Novecento grazie al pasticcere Balzer, ha conquistato generazioni di bergamaschi.

Curiosità: il colore giallo vivo della copertura ricorda la polenta fumante, mentre i piccoli uccellini di cioccolato posati sopra simboleggiano la natura, la caccia, la tradizione. Un regalo perfetto per chi visita la città alta.

BRESCIA – Il Bossolà

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Soffice, elegante, profumato: il Bossolà è il dolce natalizio per eccellenza della città di Brescia, spesso ingiustamente oscurato dal più noto panettone milanese. La sua forma a ciambella simboleggia il ciclo della vita e della festa.

Curiosità: il nome deriverebbe da “busa” (buco, in dialetto), oppure dal francese “boussole”, bussola. Secondo la tradizione, le madri lo preparavano la notte della Vigilia per i figli che tornavano a casa per Natale. Oggi lo si trova tutto l’anno nelle pasticcerie più attente alla tradizione.

LODI – Tortionata Lodigiana

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Un dolce antico, dalla crosta dorata e dal cuore mandorlato. La Tortionata si presenta come una parente povera della sbrisolona, ma ha un’identità tutta sua. Ha un impasto friabile, non troppo dolce, perfetto con un tè o con il classico latte in piedi lodigiano.

Curiosità: pare che il nome derivi dal verbo “tortiare”, cioè girare, in riferimento al modo in cui l’impasto viene lavorato a mano. A Lodi si tramanda in molte famiglie come ricetta delle nonne, senza dosi scritte ma con “quanto basta”.

PAVIA – Il Pane di San Siro

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Questo dolce profuma di inverno, di fiere di paese e di patroni protettori. Il Pane di San Siro nasce per celebrare il santo patrono di Pavia, ed è una focaccia dolce e aromatica, spesso arricchita con anice, uvetta o glassa alle mandorle.

Curiosità: un tempo veniva benedetto in chiesa e distribuito ai bambini il 9 dicembre. Il profumo di anice, ancora oggi, invade le strade del centro in quei giorni. Alcuni forni pavesi ne custodiscono gelosamente la ricetta originale, tramandata da generazioni.

Conclusione: il dolce gusto della memoria

In Pianura, ogni provincia ha il suo dolce, ogni famiglia la sua variante, ogni festa la sua tradizione. Dietro ogni torta, c’è un forno caldo; dietro ogni biscotto, un racconto. In un’epoca di dolci tutti uguali e prodotti industriali, queste ricette rappresentano un baluardo culturale, un’eredità da non perdere. Conservare questi dolci significa conservare una parte della nostra identità. E ogni morso, se ascoltato bene, racconta una storia.

Redazione
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