sabato, Novembre 2, 2024

Microsoft: per le PMI sempre più strategico fare fronte comune

BIG TECH – L’INTERVISTA

Giacomo Frizzarin, direttore della Divisione Small, Medium and Corporate di Microsoft Italia, «se le PMI italiane raggiungessero il livello di digitalizzazione del Regno Unito, potrebbero generare una crescita del PIL di 20 miliardi di euro da qui al 2025». L’Intelligenza Artificiale? «In Microsoft ci piace pensare all’AI come un copilota in grado di aiutare le persone che restano sempre al centro».

ARTICOLO MICROSOFT testata

La digitalizzazione è un percorso inarrestabile per il mondo dell’imprenditoria, le aziende più grandi viaggiano veloci e fanno da traino. Eppure le PMI – cuore pulsante del territorio lombardo – arrancano ancora: di fronte al forte cambiamento, la paura maggiore è, insieme ai costi, la complessità. Come dovrebbe affrontare una piccola-media azienda questo ostacolo?
È ormai risaputo che il digitale è un motore per la crescita sostenibile del nostro Paese. Cloud e AI possono generare benefici per le aziende – dai processi alla produttività – di qualsiasi dimensione e mercato. Con The European House – Ambrosetti abbiamo calcolato per esempio che se le PMI raggiungessero il livello di adozione del Cloud Computing del Regno Unito, potrebbero generare una crescita del PIL di 20 miliardi di euro da qui al 2025. Tuttavia, solo il 17,4% di loro considera il Cloud Computing una risorsa davvero strategica per la propria crescita. Ecco quindi che la priorità per gli attori del settore come noi di Microsoft è di aiutare le PMI a comprendere i benefici delle nuove tecnologie e i vantaggi che possono generare. Lo facciamo attraverso il nostro ecosistema di partner – oltre 14.000 su tutto il territorio nazionale – mettendo a disposizione soluzioni ed expertise. In questo contesto, è quindi indispensabile non solo dotarsi di una infrastruttura e degli strumenti giusti per accelerare il proprio percorso di trasformazione digitale ma acquisire anche le competenze adeguate per essere competitivi.

Innovazione: nei fatti non è così semplice per un imprenditore individuare il percorso più adeguato alla propria attività. L’offerta di software e di società di gestione del passaggio digitale è enorme: si rischia restare soli nella scelta, di farsi convincere da una proposta più di moda che di valore e alla fine si sbaglia il colpo con danni incredibili. Quali sono le chiavi di lettura di un imprenditore per affrontare una decisione così importante?
Aziende e imprenditori stanno attraversando un momento di forte incertezza economica dovuta alla crisi energetica, all’instabilità geopolitica, ma anche ad aspetti come la trasformazione del mondo del lavoro, istanze sociali quali sicurezza e sostenibilità che stanno impattando tutti i mercati. Le PMI si trovano così a dover affrontare sfide importanti. Il digitale è lo strumento che può aiutare le aziende, anche quelle più piccole, a gestire questa complessità. Occorre però avere delle linee guida. Il nostro ruolo come Microsoft è quindi quello di aiutare le PMI a orientarsi in questa molteplicità di opportunità. Lo facciamo per esempio con il progetto Together4, ampio piano d’azione strutturato da UniCredit a supporto del PNRR e che ha portato la banca alla creazione di una task force dedicata e strutturata per supportare le 6 mission del PNRR.

Abbiamo due piani d’azione per aiutare, con Unicredit e PNRR, le piccole e medie imprese: uno della trasformazione digitale e l’altro sul monitoraggio dei consumi energetici

Il programma è fatto di due anime: Together4Digital, il programma lanciato nel 2021 per accompagnare le piccole e medie imprese nel loro percorso di trasformazione digitale mettendo a disposizione risorse finanziarie, competenze e strumenti digitali; e il nuovo Together4Energy, per aiutare le aziende a monitorare, tracciare e ridurre i propri consumi energetici e di conseguenza il loro impatto ambientale. Iniziative come queste possono dare un supporto concreto per raggiungere e coinvolgere le realtà imprenditoriali del territorio italiano in maniera capillare e qualificata, combinando le expertise di consulenza, know-how tecnologico e supporto finanziario.

Big Data e Cloud sono termini sempre più utilizzati per indicare soluzioni da applicare in azienda. Siamo sicuri che queste categorie siano state comprese fino in fondo e che vengano usate nel modo più appropriato? L’impressione è che, nella gestione dei dati, molti imprenditori non abbiamo chiaro il loro valore…
Il mercato Cloud è in costante crescita: basti pensare che nel 2022, nonostante l’inflazione e l’incertezza del contesto economico, in Italia si conferma in consolidamento con una crescita del +18% (dati Osservatorio Politecnico). Siamo convinti del ruolo centrale che il Cloud rappresenta nel generare crescita per il nostro Paese. Affinché anche i piccoli imprenditori ne comprendano il vero valore, diventa cruciale diffondere in modo pervasivo una cultura dell’innovazione: se un imprenditore comprende i benefici di nuove tecnologie come Cloud e AI in termini di crescita del business, della produttività e di ottimizzazione dei processi, sarà più propenso ad accelerare in questa direzione.

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Una nuova era: l’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando il mondo delle imprese. Sembra che senza l’AI un’attività sia destinata a fallire. Il tema però è anche come non fallire applicandola. Dove è più strategica per migliorare la performance di un’azienda? Sostituirà o affiancherà il lavoratore?
Microsoft ha investito molto nell’AI perché siamo ottimisti su ciò che può fare per supportare persone, aziende e comunità, e perché ci impegniamo a connettere sempre più persone con la tecnologia per realizzare le promesse dell’AI in modo responsabile. Microsoft è all’avanguardia nella ricerca sull’AI e nell’integrazione di questa innovativa tecnologia nei nostri prodotti e servizi per supportare i clienti e i loro business. L’Intelligenza Artificiale sta esplodendo, trovando nuove applicazioni e casi d’uso – sia per il mondo business che per il mondo consumer – e siamo convinti che questa tecnologia sarà in grado di migliorare le nostre vite. Gli strumenti di AI già oggi, e sempre più in futuro, sono degli alleati fondamentali per raccogliere informazioni, catalogare e analizzare dati, riducendo tempi e ottimizzando le risorse a disposizione di utenti e aziende. È chiaro che occorre avere un approccio etico all’AI, che non deve sostituire l’uomo ma affiancarlo e dotarlo di strumenti a valore aggiunto in grado di valorizzarlo e aiutarlo nelle operazioni quotidiane. A questo proposito, nel 2020 abbiamo siglato la “Rome Call for AI Ethics”, un documento – pubblicato dalla Pontificia Accademia per la Vita e promosso dalla Fondazione RenAIssance che Microsoft ha firmato insieme a IBM e FAO – nato proprio per sostenere l’impegno verso lo sviluppo di tecnologie AI che siano trasparenti, inclusive, socialmente vantaggiose e responsabili. Recentemente questo documento è stato sottoscritto anche dai leader religiosi ebraici e musulmani. L’uomo e la sua creatività devono restare sempre al centro.

Competenze e formazione. Il divario tra la quantità di diplomati/laureati in materie Stem e la richiesta delle aziende è enorme. A questo si aggiunge la battaglia tutta interna al mondo imprenditoriale per strapparsi i talenti. Siamo ultimi come frequentazione di corsi di laurea ICT e le aziende si inventano Academy per sopperire alla mancanza di skill digitali. Come superare la contraddizione di un’economia innovativa che vorrebbe correre e un capitale umano che ha il freno a mano tirato sul digitale?
La ricetta per superare il cosiddetto skills mismatch – ovvero il divario tra le competenze richieste dall’industria e dal mercato e quelle realmente disponibili – è la formazione: che si tratti di skilling, upskilling e reskilling, è fondamentale per tutti aggiornare le proprie competenze affinché siano in linea con un mercato del lavoro che, grazie alla progressiva digitalizzazione, si sta evolvendo verso nuove professioni che le aziende non riescono a coprire. In Italia questo fenomeno è quanto mai urgente: secondo il Digital Economy and Society Index della Commissione Europea, l’Italia risulta terzultima in Europa per il capitale umano digitale.

Sono circa 2,1 milioni i lavoratori con skill digitali di base necessari entro il 2026

La carenza di competenze digitali rischia di essere un vero e proprio freno alla competitività del Paese: sono circa 2,1 milioni i lavoratori con skill digitali di base necessari entro il 2026 per stare al passo con le esigenze di mercato, mentre sono addirittura 20 milioni i cittadini a cui l’Italia deve fornire una formazione digitale  di base entro il 2030, per centrare l’obiettivo del Decennio Digitale Europeo di raggiungere l’80% della popolazione con skills digitali di base entro il 2030. Il problema del Paese non sono solo le skills digitali di base, ma anche quelle avanzate: l’Italia è ultima in UE per numero di iscritti a corsi di laurea in materia ICT in rapporto alla popolazione: 0,7 ogni mille abitanti, contro i 5,3 della Finlandia, leader in Europa.
Come Microsoft, stiamo dando il nostro contributo attraverso Ambizione Italia, programma di formazione per studenti e professionisti affinché possano acquisire le competenze digitali più richieste. Ambizione Italia ha raggiunto in 4 anni oltre 3 milioni di persone grazie anche all’ecosistema dei nostri partner sul territorio. È recente, inoltre, l’annuncio di Cybersecurity Skilling, ovvero percorsi di formazione in ambito sicurezza informatica.

Sul tema del capitale umano, accanto alla questione competenze, si inserisce anche il dibattito sul ‘wellbeing’. I recenti cambiamenti dovuti alla pandemia, tra smart-working e presenza, hanno portato le persone verso una nuova concezione del lavoro. Sulla revisione dell’organizzazione aziendale può di più la tecnologia o è ancora fondamentale l’apporto umano?
La pandemia ha portato a un cambiamento radicale delle nostre abitudini quando si parla di workplace. L’emergenza sanitaria ha reso evidente il fatto che vincoli di spazio e tempo non sono più necessari per essere efficaci, produttivi e raggiungere gli obiettivi di business. Siamo entrati nell’era dell’hybrid workplace, dove la tecnologia a cui le aziende si affidano è determinante ma dove la centralità della persona e delle relazioni resta imprescindibile. Tanto è vero che, secondo i dati del Work Trend Index Microsoft, emerge che nell’epoca del lavoro ibrido, l’84% dei dipendenti va in ufficio per socializzare con i colleghi e per ricostruire i legami con il proprio team. Uno degli aspetti più impattanti del lavoro a distanza sono infatti le relazioni personali. Il 54% dei lavoratori “ibridi” italiani avverte un maggiore senso di solitudine sul posto di lavoro rispetto al periodo pre-pandemico. La vera sfida in questa fase è quindi la capacità di mantenere ingaggiati i dipendenti e di costruire un senso di comunità a livello aziendale anche quando il lavoro è flessibile. Il digitale può aiutare molto in questo senso. Pensiamo per esempio alla nostra piattaforma di Employee Experience Viva. Si tratta di un insieme di strumenti per il coinvolgimento, il wellbeing e la formazione dei dipendenti integrati all’interno di Microsoft 365 e Microsoft Teams che si propone di contribuire al loro benessere.

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Il tessuto economico non sempre riesce a connettersi e a creare una trama con il territorio che vive e che occupa. Pianura Network nasce per agevolare questo matching di valore tra aziende. Un colosso globale dell’informatica come Microsoft come valuta queste strategie e alleanze più locali?
In Italia, dove le piccole e medie imprese rappresentano il tessuto economico del Paese, alleanze e sinergie sul territorio sono un fattore cruciale per la competitività. Anche noi ci avvaliamo di tutta una serie di partner, un ecosistema di 14.000 collaborazioni che ci permette di essere capillari e raggiungere ogni zona del Paese. L’ecosistema produce un effetto moltiplicatore nonché un’opportunità di crescita
per l’intera filiera ICT.

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L’Intelligenza Artificiale sta esplodendo nell’uso e nell’immaginazione popolare: occorre definire un approccio etico che sia comune a tutti e che sia definito in sinergia da aziende tecnologiche, governi e istituzioni: deve essere un’opportunità per tutti

Una ricerca IDC ha calcolato che a livello europeo per ogni dollaro fatturato da Microsoft, i partner in Europa generano in media 6,70 dollari, vale a dire che per ogni dollaro di ricavi di vendita dei partner legato ad attività Microsoft, i clienti acquistano in media altri 6,70 dollari di servizi e prodotti del partner. Far fronte comune soprattutto in un momento storico di incertezza come quello attuale è sempre più strategico.

I colossi mondiali dell’informatica come Microsoft hanno cambiato le nostre vite. Cosa cambierete ancora? Ci sarà ancora spazio per la creatività e la coscienza umana o l’uomo si sentirà schiacciato nella morsa delle macchine intelligenti?
Siamo entrati nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale: un’epoca in cui i benefici di questa tecnologia saranno davvero alla portata di tutti, generando nuove opportunità per aziende e persone e trasformando l’economia, la sicurezza, il lavoro.
L’Intelligenza Artificiale sta esplodendo nell’uso e nell’immaginazione popolare e migliorerà le nostre vite. Microsoft vuole dare il suo contributo e, in collaborazione con OpenAI, ha deciso di rivoluzionare il suo browser Edge e il suo motore di ricerca Bing integrando l’AI di nuova generazione: in questo modo, l’esperienza della ricerca online si evolve, migliora, diventa più completa e fonte di ispirazione perché
può generare contenuti. In Microsoft ci piace pensare però all’AI come un copilota in grado di aiutare le persone che restano sempre al centro. Ogni cambiamento inevitabilmente apre a nuove sfide. Occorre definire un approccio etico all’AI che sia comune a tutti e che sia definito in sinergia da aziende tecnologiche, governi e istituzioni per fare in modo che l’AI sia una vera opportunità. È fondamentale mantenere aperto il dialogo con tutti gli attori coinvolti perché il modo in cui utilizzeremo l’AI e il futuro che contribuirà a plasmare dipende da scelte collettive.

Bruno
Bruno Bonassi
Giornalista professionista. Direttore editoriale di Pianura Network, vicecaporedattore de L’Eco di Bergamo e direttore editoriale oltre che responsabile dei rapporti istituzionali dell’Osservatorio Delta Index, società del Gruppo Sesaab che si occupa di misurare l’attrattività delle aziende rispetto alle nuove generazioni. Ogni domenica curo una pagina intera sul tema lavoro-giovani (il nome della rubrica è “Ciclone Z in azienda”) su L’Eco di Bergamo, La Provincia di Como, di Lecco, di Sondrio e il Cittadino di Lodi.
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